Onorevoli Colleghi! - L'Italia ancora oggi non dispone di una strategia per la società della conoscenza. Gli indirizzi affermati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel summit sulla società dell'informazione affermano che «Openness» e «Access», insieme a «Security» e a «Multiculturality», sono i valori chiave per cogliere la sfida e le opportunità legate alla nuova economia cognitiva immateriale, garantendo la disponibilità universale di ciò che è sempre più un nuovo bene pubblico: la conoscenza.
      In questo contesto lo sviluppo culturale ed economico di un Paese si gioca sulla sua capacità di sfruttare pienamente le grandi opportunità di condivisione della conoscenza e di accesso ai contenuti, rese possibili dal sistema digitale d'interconnessione e d'interazione.
      Nel nostro Paese, nel quale al servizio pubblico è affidato il compito di concorrere alla promozione educativa in senso ampio rispetto alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società, queste nuove possibilità offerte dalla tecnologia devono essere colte come una grande opportunità per il servizio pubblico radiotelevisivo di potenziare in modo straordinario la fruibilità e la visibilità dei propri programmi a partire da quello straordinario patrimonio di contenuti, filmati, documentari, registrazioni depositati negli archivi della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Infatti, proprio in forza della natura pubblica di questo

 

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straordinario patrimonio di conoscenza, è pienamente corrispondente alla funzione di servizio pubblico non solo conservare, ma rendere agevolmente fruibile questa testimonianza della vita e della cultura del nostro Paese
      Già da alcuni anni in Inghilterra la BBC, il più importante network televisivo, ha realizzato il «Creative Archive», un grande progetto che vede la collaborazione di altre istituzioni nazionali (come il British Film Institute e la British Library) che ha consentito di mettere on-line una parte del proprio immenso archivio audio-video. È divenuto così possibile visualizzare e scaricare i file su internet, rieditarli, rielaborarli e addirittura condividerli attraverso sistemi «peer to peer» (P2P). L'unico limite posto è che tutto ciò non avvenga a fini di lucro e che sia sempre evidenziata la fonte della BBC all'interno dei filmati. I contenuti del Creative Archive saranno riservati solo ed esclusivamente ai cittadini britannici abbonati.

      Lawrence Lessig, il giurista di Stanford padre del progetto «Creative Commons», sottolinea che la strategia è a dir poco di avanguardia. Secondo alcuni questa scelta del network televisivo di passare al mercato libero avrà delle forti ripercussioni nel mercato della banda larga ma soprattutto della creatività; infatti si pensa che il Regno Unito diventi il più grande bacino di creativi e di film-maker. Certamente in un periodo in cui le grandi major del software e della musica stanno facendo di tutto per contrastare la diffusione non autorizzata di musica e di filmati attraverso le reti «peer to peer», spesso e volentieri spingendo verso soluzioni lesive per la privacy dei navigatori, il fatto che uno dei più importanti e autorevoli editori del mondo abbia deciso, invece, di abbracciare la strada del «contenuto libero» costituisce un'importante inversione di tendenza.
      La televisione comincia a fare attenzione e a dare spazio alle nuove tecnologie basate sulla rete e il progetto della BBC ne è una prova. In questo contesto la nuova frontiera del servizio pubblico radiotelevisivo diviene non solo la produzione dell'informazione, ma la sua stessa libera redistribuzione - con la concessione di utilizzo - a chiunque ne abbia bisogno per uso personale sfruttando una delle modalità di condivisione dei file tra le più amate dai navigatori della rete. Oggi, logica prosecuzione multimediale della «mission» del servizio pubblico radiotelevisivo diviene quella di potenziare in modo straordinario la fruibilità e la visibilità dei propri programmi e di mettere progressivamente a disposizione il proprio archivio consentendo di accedere ai contenuti nella massima misura possibile, oltreché nel rispetto dei diritti dei terzi e della stessa concessionaria.
      Per queste ragioni con la proposta di legge in esame ci si prefigge di introdurre uno strumento giuridico modellato sull'esperienza nord-europea delle licenze collettive estese, che consenta di creare un archivio legale e pubblico di materiale audiovisivo, sull'esempio del «Creative Archive» inglese, a beneficio dei cittadini italiani, fornendo materiale per le nuove generazioni e stimolando la crescita della cultura creativa nel nostro Paese.
      Il maggiore ostacolo che oggi si frappone alla possibilità di rendere accessibili on-line i contenuti dell'archivio della RAI - Radiotelevisione italiana Spa risiede nelle attuali licenze utilizzate per le teche (circa 37 licenze differenti) e nella difficile gestione dei diritti d'autore in capo a terzi.
      La presente proposta di legge introduce la possibilità per tutti gli enti pubblici che hanno come scopo esclusivo o preminente la generazione e la disseminazione di conoscenze e di informazioni presso il pubblico di mettere a disposizione dello stesso pubblico, in maniera che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente, le opere presenti nei loro archivi sulla base di un regime di autorizzazione negoziato, attraverso società di gestione collettiva, con i titolari dei diritti d'autore.
      In tale modo diventerebbe possibile superare quegli ostacoli legali legati alla tutela dei diritti d'autore che oggi si frappongono alla diffusione dei contenuti del
 

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l'archivio pubblico della RAI - Radiotelevisine italiana Spa.
      Grazie a questa nuova formula i navigatori non solo potranno accedere liberamente ai contenuti dell'immenso archivio della RAI - Radiotelevisione italiana Spa, ma sarà loro permesso di scaricare i file audio-video sul proprio personal computer e di rimetterli in circolazione sulle reti di file sharing. L'importante è che tutto ciò non avvenga per fini di lucro e che la fonte della RAI - Radiotelevisione italiana Spa venga sempre citata all'interno dei filmati.
      Mettere on-line sotto licenza collettiva una messe di migliaia di file audio-video cambierebbe completamente lo scenario per il nostro Paese, dove sinora l'ente radiotelevisivo di Stato ha effettuato una politica on-line che spesso e volentieri si è dimostrata inadeguata all'evolversi della rete.
 

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